lunedì 14 luglio 2008

Qualche volta il grico paga

La storia che vi racconto questa volta è quella capitata a Biagio Chiriatti, meglio conosciuto come Biagio “Maseddha” e che mi raccontava l’altro giorno. Ascoltatela.

Alcuni anni fa, quando ero giovanotto stavo facendo il soldato dalle parti di Roma. Un giorno non mi sentii molto bene e mi portarono all’ospedale del “Celio” a Roma. Mi fecero la visita e tutte le analisi e non uscì niente. Quando il colonnello medico passò tra i letti per visitare i malati e giunse vicino a me e guardò le carte, vedendo che non avevo niente mi disse:
- Tu sei sano, non hai niente, sei venuto qua per vedere se di danno un po’ di convalescenza?
- No, risposi io, mi hanno portato qua perché mi sono sentito male. Non mi sono fatto portare qua perché mi diate della convalescenza.
Il dottore continuò a leggere le carte e vide che venivo da Martano. Non appena si accorse di questo subito chiese nuovamente:
- Allora tu sei di Martano?
- Si, dissi io, sono di Martano.
- Ed il grico lo capisci, lo capisci il grico? Lo sai parlare?
- Lo capisco bene, dissi, ma a parlarlo non lo so molto.
- E dimmi come si chiama il cuore?
- “Cardìa”, risposi presto.
- E testa?
- “Ciofali” risposi nuovamente io.
Insomma, per farla breve, mi chiese per diverse volte (la traduzione di altre parole) poi mi salutò e continuò a visitare i malati.

Adesso dobbiamo sapere che il colonnello non era dalla Grecìa Salentina, ma proveniva da un paese del “Capo di Leuca” ed era uno di quelli, come tanti che, una volta incontrato il grico, ne rimangono ammaliati e chi sa cosa farebbero per questa lingua. Ed è una fascinazione che non gliela togli da dosso per tutta la vita. Per cui farebbero di tutto per apprendere la lingua e la storia ad essa legata e magari qualsiasi cosa e qualsiasi persona che “sa” di grico gli sembra che cosa debba essere.

L’indomani (il medico) non passò, ma passo la monaca che lavorava nell’ospedale e mi disse:
- Alzati e vai a trovare il colonnello che ti sta spettando. E’ nel suo studio..
Mi alzai ed andai a trovare il colonnello. Quando entrai dentro, il colonnello mi disse:
- Stai tranquillo che non hai niente, ciò che ti è venuto era cosa leggera e adesso è tutto passato.
- Ma io voglio mandarti a casa in licenza perché sai il grico, pochi giorni, ma ti mando a Martano.
Così fece, mi diete venti giorni di convalescenza, ma prima di partire mi disse se potevo comprarli il libro del Rohlfs “Scavi linguistici…”. Partì ed arrivai a Martano. Era d’estate e subito presi a divertirmi con i miei amici, andando girando di qua e di là, andando al mare, insomma feci un po’ di bella vita. Ma avevo dimenticato di comprare il libro al colonnello. Mi venne in mente soltanto negli ultimi giorni e allora cominciai ad andar correndo per ogni dove, ma il libro non lo trovavo.
Mi suggerirono allora di chiedere al Professore Sicuro e così feci. Costui mi disse di chiedere alla libreia “Atena” di Galatina. Così feci, andai, chiesi, il titolare andò a cercare tra i libri e dopo un poco ritorno con il libro e mi disse: sei fortunato, questa è l’ultima copia.
La comprai ed il giorno successivo partii nuovamente per andare a Roma.
Andai a trovare nuovamente il colonnello e gli portai il libro. Questi quando lo vide si rallegro molto e mi disse: vedi, avete una lingua che non si trova da nessuna parte, c’è gente che (per quella), e mi mostrava il libro, passa la vita a studiarla, ogni parola di questa lingua vale oro, tenetela stretta, fate che non si perda.
Continuò a tessere ancora alcuni elogi verso grico e poi mi disse: tu mi sembri un bravo figliuolo, tanto mi viene di darti ancora qualche giorno. E così fece, mi diede ancora venti giorni di convalescenza. Lo ringraziai, lo salutai e andai via, ma quando ero ancora sulla porta mi disse: non dimenticare il grico. E non lo vidi più.

Alcune volte il grico paga, non diciamo più che il grico non serve. Quaranta giorni di convalescenza, tanto vale il nostro grico? Per noi, di qua della Grecìa, molte volte, molto di meno ancora.

Giuseppe De Pascalis

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