di Giuseppe De Pascalis
Quaresima, tempo di mangiar di magro e di digiuno.
Questo racconto è una sintesi di una chiacchierata con gente un poco avanti con gli anni.
Ciò che viene all’occhio è che comincia e finisce col mangiare. Tempi duri!
Dicevamo: è entrata quaresima! Abbiamo finito di mangiare bene e non si poteva assaggiare più neanche un uovo. Se stavi proprio male e stavi per morire, forse, forse, e pure doveva essere il dottore a dire: dagli “qualcosa di buono”, altrimenti non l’assaggiava nessuno quella cosa là per tutta la quaresima.
La quaresima cominciava dall’ultima domenica di carnevali, dal lunedì dopo la domenica. Ma dicevano che hanno incluso nel periodo di carnevale il lunedì ed anche il martedì per gli zoppi o per qualcuno che era lontano, altrimenti la quaresima comincia dalla domenica dopo carnevale e fino a Pasqua è sempre quaresima. Sono sette settimane, sette settimane dura proprio la quaresima. Quei due giorni gli hanno lasciati, dicono per quelli che arrivavano “con l’ultimo treno” perché potessero far carnevale con i loro familiari, perché allora si diceva: carnevale con i tuoi e a Pasqua con chi ti trovi. Adesso dicono: a Natale con i tuoi e a Pasqua con chi ti trovi.
Mercoledì dopo il martedì di carnevale erano le ceneri. Le ceneri rappresentavano proprio l’inizio della quaresima. Se andavi in chiesa quel giorno, il prete ti metteva un pizzico di cenere sulla testa, ma ancora adesso fannola stessa cosa. Ti metteva la cenere e ti diceva: polvere sei e polvere diventerai. E di quella cenere, dicono, io non l’ho mai visto, che i preti bruciano un po’ di palme dell’anno precedente e raccolgono la cenere che poi usano il giorno delle ceneri.
La domenica prima dell’arrivo di Pasqua sono le Palme.
La domenica delle palme facevano i “cazzeddhi” con confetti e caramelle ed i giovanotti che avevano la fidanzata facevano la “crocemarta” che erano sempre delle palme intrecciate, ma con una figurina sacra nel mezzo. Quest’ultima era però molto lavorata e chi non era in grado di farla pagava perché gliela facessero per poterla portare all’innamorata per appenderla al letto.
La fidanzata, poi, allorché giungeva Pasqua, regalava al fidanzato la “Cuddhura”. Molte volte quest’ultima aveva forma di cuore e con l’uovo sodo nel mezzo.
Il giorno delle palme in ogni paese cantavano la passione. Andavano per masserie, per le strade e nelle botteghe: uno suonava e due cantavano.
La Settimana Santa andava dalle Palme fino a Pasqua.: lunedì santo, martedì santo, mercoledì santo, giovedì santo, venerdì santo, sabato santo, Pasqua!
Nel periodo di quaresima venivano sempre per due settimane i missionari per fare le prediche, per convertire la gente. Lunedì santo, martedì santo, mercoledì santo facevano ancora di queste prediche, il giovedì santo facevano i Sepolcri e la predica della passione di Cristo.
Il venerdì santo non suonavano né campane né niente, la mattina facevano la “messa scerrata”: i preti non consacravano, non facevano niente e quando finivano di dire messa lasciavamo tutto disordinato e andavano via.
Facevano la processione con la Madonna Addolorata e Cristo morto nella bara, andavano girando tutte le cappelle, e una volta passata la processione “alzavano” il sepolcro: toglievano il Crocefisso che giaceva morto per terra e disfacevano il sepolcro.
Allora il Cristo lo facevano risorgere la mattina di sabato santo.
Tutti andavano in chiesa. Questa era la festa delle raganelle, delle “cuddhure” e dei bambini: tutte le mamme andavano in chiesa insieme a tutti figlioletti.
Il giovedì santo i forni del pane cuocevano le “cuddhure”: ai figli maschi facevano il “campanile” con l’uovo dentro, alle figlie una “pupa” o un “carciofo” sempre con dentro l’uovo. Non le mangiavano, ma le lasciavano per la messa del sabato santo: chi più portava in chiesa la raganella e la “cuddhura”, ma per quanto fossi piccolo quest'ultima non la potevi mordere prima che facesse gloria. Una volta avvenuta la resurrezione, i piccoli si scapricciavano a girare le raganelle e a mangiare la “cuddhure”.
Passando Pasqua arriva Pasquetta che allora era detta “casarìn dettera” (Lunedì pulita dai peccati), ma tutta la settimana dopo pasqua era “casarì”: lunedì monda, martedì monda ecc.. fino alla domenica.
Tutto ciò che si era perduto, che non si era mangiato nel periodo di quaresima si mangiava nella “casarì” settimana. Si mangiava qualche uovo, un poco di formaggio, si facevano i maccheroni più spesso; potevi mangiare carne se avevi soldi.
Nel periodo di quaresima ti veniva inflitta la sentenza di andare in prigione se mangiavi carne.
venerdì 10 aprile 2009
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