lunedì 21 aprile 2008

La vecchia (E vecchia)

Una sera mi ritrovai in piazza a Martignano con Narduccio, un signore che parla grico dalla nascita, parla grico a casa con sua moglie, con quelli che ancora lo parlano ed anche con me quando ci incontriamo.
Era febbraio e faceva molto freddo.
Mi chiese: - Tu sa cos’è la VECCHIA?
Io gli dissi: - Si, sono le ultime giornate di febbraio, quando fa molto freddo e il tempo è brutto.
E lui di nuovo: - Ma la VECCHIA sai cos’è?
E io recitai il proverbio: - PRESTAME DOI GIURNI FRATE MARZU CA VITI A STA VECCHIOTTA CE LI FAZZU, CA SE LI GIURNI MEI LI TENIA TUTTI FACIA CU QUAJA LU VINU INTRU ALLE VUTTI.
- Ma tu la Vecchia l’hai mai vista?
Io rimasi un po’ sovrappensiero e gli risposi: - No.
Ci salutammo e finì lì.
Ma mi era rimasta in mente quella domanda e non capivo cosa lui volesse dire: se io avevo mai visto la Vecchia. Mah!
Io sapevo che il proverbio recita così perché il mese di febbraio è di 28 (o 29) giorni non di trenta o trentuno come gli altri. E dice così, chiedendo in prestito due giorni al mese di Marzo, perché in quelle ultime giornate fa sempre molto freddo: se Febbraio avesse trenta o trentuno giorni come gli altri mesi, potrebbe fare ancora più freddo, tanto da far rapprendere il vino nei barili.
Io sapevo anche che non è possibile che il vino si rapprenda: l’olio può coagulare per il freddo ma il vino no.
Ma la Vecchia non l’avevo mai vista!!
Dopo alcuni giorni incontrai di nuovo Narduccio e gli chiesi:
- Ora dimmi cos’è la Vecchia!
E lui cominciò a raccontare:
- Ero bambino di sei anni e andavo sempre a lavorare in campagna con un mio zio, lo zio Luigi.
Erano gli ultimi giorni di febbraio, faceva molto freddo e il tempo era brutto. C’era pure la neve sui campi, e andammo a piedi per fare una certa cosa verso “Chiccu Rizzu”.
Pian piano, camminando sulla neve, giungemmo sui Murghi e da lì alla masseria di Chiccu Rizzu.
Mio zio vide che io tremavo per il freddo e mi disse: “Ora prendiamo la Vecchia!”
E ridendo cominciò a dire, ad alta voce: “PRESTAME DOI GIURNI FRATE MARZU CA VITI A STA VECCHIOTTA CE LI FAZZU, CA SE LI GIURNI MEI LI TINIA TUTTI FACIA CU QUAJA LU VINU INTR’ALLI VUTTI.”
E chiamò: “ Gaetana, apri, fai vedere la Vecchia al bambino.”
E lei “Si, entrate a casa che ora arriva. Aspettate un poco.”
Io un po’ mi spaventai, ma seduto davanti al fuoco, sotto il camino, aspettavo di vedere la Vecchia.
Dopo un po’ mio zio: “Gaetana, ancora deve arrivare la Vecchia?”
E lei: “Si un altro po’ di pazienza, ora arriva.”
Dopo un poco la zia Gaetana ci chiamò e disse: “Entrate qua dentro che la Vecchia è pronta.”
Ci portò nella cucina dove c’erano due grandi pentole piene di RICOTTA, tanta ricotta calda e morbida.
E mi disse: “Tieni Narduccio, piccolo mio, vieni, questa è la VECCHIA: mangiala calda calda, che oggi il tempo è proprio brutto: sono i giorni della Vecchia.”

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