lunedì 21 aprile 2008

Quante tessere ci vogliono per restaurare il mosaico del Grico? (Posse tèssere teli na stiastì to “mosàico” tu Grìcu?)

Quando una persona vuole apprendere la lingua greca otrantina oppure vuole aggiungere qualcosa alle poche parole griche che ha imparato dai genitori, va ad aprire uno dei vocabolari di grico. Ma lì spesso non trova le parole che servono e finisce per pensare che la lingua grica è così messa male che non riesce pù a comunicare nulla.

Uno degli studiosi che si sono occupati di grico scrisse una volta che il grico è come un mosaico che ha perso molte tessere e si è rovinato.

Coloro che hanno scritto vocabolari hanno agito come per conservare questo mosaico rovinato in un museo, lo hanno ripulito ben bene in modo da far risaltare solo le parole veramente “greche” di questa lingua. Ma ripulendo ripulendo hanno buttato via tutte le parole latine venute dal dialetto romanzo che erano comunque tessere dello stesso mosaico.

Prendiamo ad esempio parole come “piacèo” e “fiùro”. Possiamo dire che sono parole prese a prestito dal dialetto romanzo. Ma sono nella lingua grica da chissà quanti anni, di certo più di centocinquanta.

Poi ci sono anche le locuzioni come “èrchete sto pì”, “canno sto dì”, che non si trovano nei vocabolari e sono necessarie per parlare.

Non voglio prendermela con coloro che hanno fatto i vocabolari, hanno lavorato bene e dobbiamo sempre ringraziarli. Voglio dire che questi vocabolari sono fatti per la scienza, per la glottologia, per quelli che vogliono studiare questa lingua, non per quelli che vogliono parlarla. Sono fatti per una lingua morta, non per una lingua che ha vita e si parla. Quando vuoi imparare una lingua straniera trovi nel vocabolario come tradurre tutte le parole della tua lingua. Con il grico non ce la fai, ed io credo che non è colpa sua.

Coloro che parlano bene il grico sanno e ti dicono che con il grico puoi dire tutto. Molte tessere le possiamo ritrovare negli scarti puliti via dalla lingua e dai vocabolari.

Però qualche tessera manca davvero nel grico, oggi la gente parla di cose che non entravano mai in conversazione cento anni fa: medicina, sport, economia, legge, politica… la tela del mosaico si è allargata e nessuno ha messo tessere nuove per non lasciare spazi vuoti.

Non c’è lingua che sia nata piena di parole adatte ad ogni tempo e ad ogni luogo, tutte le lingue si arricchiscono ogni giorno con neologismi. Ogni tanto una parola nasce dalla bocca della gente, ogni tanto nasce dall’idea di qualcuno che lavora in una nuova disciplina, ogni tanto una parola viene importata dall’estero e queste nuove parole vengono raccolte dagli studiosi e messe nei vocabolari: si sentono in televisione, si leggono nei giornali e sembra come se ci fossero state sempre.

Così poteva succedere anche per il grico e qualcosa si era mosso già: qualcuno ha iniziato a dire “dìsculo” per difficile, “dulìa” per lavoro a Sternatia, nella mailing-list Magna Graecia avevamo discusso se chiamare “cinetò” il cellulare. Ma queste parole sono morte appena nate percè nessuno le ha raccolte, scelte e messe nel mosaico per farle apparire come parte integrante della lingua. Abbiamo voluto tenere il grico sotto vetro, perché apparisse come specchio del mondo antico. E adesso chi vuole parlare di altro che vita di paese, altro che affari di campagna finisce per restare senza parole, oppure se è capace, riempie la conversazione di parole italiane e si sente insicuro, come se camminasse al buio. Non mi è capitato di vedere il “telegiornale” in grico che hanno fatto nella Grecìa Salentina, quelli che l’hanno visto mi hanno detto sempre che era una cosa ridicola, che non era grico e infine la grande bugia: che il grico non è adatto per queste cose.

Certo, forse coloro che lo facevano non erano bravi a parlare grico come i nonni, ma può essere anche che il grico non riesce a camminare bene quando viene portato fuori dal recinto dove lo abbiamo lasciato e lo vogliamo sempre tenere, come una persona rimasta allettata per un anno. E’ facile ridere del telegiornale grico, ma meglio faremmo ad aprire quel recinto, ad aiutare il grico ad alzarsi dal letto dove lo abbiamo abbandonato e a raccogliere le tessere per riparare il mosaico.

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