lunedì 21 aprile 2008

Il nostro Griko è morto? Riposi in pace. O grìcomma pèsane? Rifrìsco n’achi

E noi che scriviamo in Griko, siamo morti? Voi che leggete siete morti?
È morta la nostra lingua e siamo rimasti orfani di madre? Noi che siamo rimasti, chi siamo? Di dove siamo? Di Roma? Di Milano? E che Griki siamo se non parliamo più la lingua grika?
E i nostri figli chi li ha partoriti? Non sono più Griki? A che ci serve di andare a cantare in Griko per il mondo e poi dire che qua da noi il Griko è scomparso e non dobbiamo parlarlo?
Perché dunque ci dicono Greci Salentini? Il canto griko va insieme al parlare griko. Che facciamo: cantiamo senza capire che diciamo? Il Griko ha perso le parole? Ci sono le parole! Karanastasis ha contato 2500 parole grike! E non c'è nessuno che prende e cerca soldi per poter tradurre in italiano il libro che ha scritto, sul nostro popolo, prima che muoia! Ha scritto sulla cultura e sul lessico che avevamo e che abbiamo ancora. Le parole le abbiamo, ripetiamocelo! Il nostro vecchio prete, quando i calimeresi entrarono per la prima volta nella chiesa nuova per festeggiare, parlò in griko a tutti! La chiesa era così piena che non conteneva più nemmeno uno spillo, e don salvatore ci parlò in Griko. Disse che per sessanta anni a Calmiera ha parlato e confessato in Griko. La gente fino all'anno scorso, gli parlava in Griko e gli diceva tutte le pene in Griko. E quel prete le diceva in Griko tutte le consolazioni. E anche adesso - il 17 febbraio - la gente ha capito il proprio parroco che parlava in Griko in chiesa. E allora chi ha perso la nostra lingua? L'ha persa chi ha voluto che scomparisse. Coloro che credono di essere diventati grandi a Bologna o Milano, e non venuti a mangiarci la pelle, come fanno i milanesi, che costruiscono strade, alberghi e villaggi turistici sulla nostra terra: là dove la nostra gente non può entrare sennò paga. Vogliamo la nostra lingua, vogliamo le nostre parole, vogliamo imparare di nuovo quello che abbiamo dimenticato!
A scuola, il Griko deve tornare con più grazia! Con le canzoni italiane dobbiamo imparare anche quelle grike. I ragazzi che sono al liceo classico devono imparare come la nostra lingua si è evoluta dal greco antico. Noi non siamo una colonia, siamo Grecia. Di queste parti erano Archimede e Pitagora. In Sicilia è morto Eschilo, che era venuto a mostrarci la tragedia greca. E allora, perché dobbiamo vergognarci di parlare la lingua più importante del mondo? Non capiamo che è un peccato? Lo capivano a Bruxelles e non lo capiamo noi? Chi sono quelli che ci dicono che è morto il nostro Griko! Fanno come la civetta? E se è morto perché devono darci milioni di euro? Solo per le nostre radici? Tutti hanno radici, ma non gli danno quattrini per questo. Noi scriviamo in Griko perché sappiamo che ci sono molti che possono capire. La Spitta scrive in Griko per parlare a chi vuol capire! Voi che ci ascoltate e capite, aiutate la nostra lingua a vivere nei paesi! Non credete a chi ci dice che è morto e neanche lo piange, anzi balla e suona! E ci riempie la testa e ci chiude la bocca per sempre! Adesso parlano i bambini che non sanno ascoltare più niente dalle proprie radici.
Abbiamo un giornale che ci parla in Griko da un anno! Non fateci tagliare la lingua che ci hanno parlato i vecchi. Per questo abbiamo fatto la Spitta, per questo vi chiediamo di aiutare la Spitta.
La Spitta ci fa evitare di dimenticare le parole, la tradizione e le radici che abbiamo ed avete anche voi. Questo germoglio che ci è rimasto, dobbiamo nutrirlo! La Spitta la scriviamo per quelli che il Griko lo sanno o vogliono impararlo (molti giovani di ora lo capiscono bene anche se non lo parlano). Tanti girano il mondo per trovare l'oro. E quale oro è più bello della nostra lingua?
La poesia l'abbiamo sulla nostra bocca e nell'anima. Non buttiamo il bambino con tutta l'acqua sporca. Il Griko ha bisogno di aiuto. La nostra vita ha bisogno di aiuto. Non facciamoci una tomba prima di morire. Chiamate il dottore! Scrivete sulla Spitta! È arrivata Pasqua anche per la nostra lingua, Pasqua di resurrezione!

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