lunedì 21 aprile 2008

Intervista al vicesindaco di Cutrofiano Giovanni Leuzzi

Sindaco Tarantini, dicono che è da 150 anni che a Cutrofiano non si parla più il greco. Perché, allora, avete voluto tornare di nuovo nella Grecìa salentina?


Cutrofiano, in effetti, ha perduto la lingua grika nel corso dell'800, e però tu sai che la lingua è solo una delle caratteristiche, delle emergenze della Grecìa Bizantina, che ha caratterizzato tutta la fascia centrale del Salento. Al di là della lingua che comunque permane nei cognomi, negli agnomi, nei toponimi, nei riti, nei culti, nella gastronomia, noi riteniamo di dover riscoprire per intero una identità, che per quanto mi riguarda da molti anni io considero un'identità volutamente negata. D'altra parte la lingua tu sai che, anche qualcuno dei cosiddetti comuni ellenofoni l'ha perduta esso pure, tipo Soleto, tipo Melpignano, Martignano. Corigliano è un po' più conservativa, Sternatia pure, a Martano e a Calimera stanno a metà strada, ma insomma, gli altri comuni sostanzialmente la lingua l'hanno persa, e purtroppo non è più uno strumento d'uso e non ha più quella funzione che aveva fino a qualche 50ennio, 60ennio, secolo fa, e quindi la grecità si è man mano perduta. Quindi abbiamo voluto riscoprire una identità storico-culturale, sulla quale innestare tutti i nuovi processi amministrativi, culturali, politici e identitari che, come sai, scuotono la Grecìa Salentina da un po' di anni.


Fino ad ora, avete raggiunto qualcosa di quello che vi eravate proposti, entrando nell'Unione dei comuni della Grecìa salentina? Siete un centro grande e forte, e forse avete più da dare che da prendere.


C'è il risultato di aver approfondito la conoscenza reciproca. Altro grande risultato è di essere già entrati noi in alcune progettazioni d'area, e di aver anche ottenuto determinati contributi, grazie alla cabina di regia che nella Grecìa funziona gìa da un po' di anni. E' vero che siamo un centro grande e forte, se penso che abbiamo 9'300 abitanti circa, abbiamo un territorio enorme di 5'600 ettari, abbiamo la gran parte del territorio estremamente fertile dal punto di vista dell'agricoltura, e abbiamo attività estrattive purtroppo sotto certi aspetti, abbiamo turismo, artigianato, abbiamo emergenze importanti. Noi non abbiamo né da dare e né da prendere di più rispetto agli altri. Ci sentiamo nella pari dignità, e abbiamo delle emergenze specifiche all'interno dell'Unione dei comuni, per esempio la terracotta tradizionale, per esempio il Museo della terracotta, che è monotematico e per noi importantissimo, e per esempio il borgo rurale di via Chiusa che sarà una vetrina delle produzioni e delle attività agricole. Il Parco dei fossili, d'altra parte i fossili di Cutrofiano fanno bella mostra nel Museo di scienze naturali di Calimera da moltissimi anni. Quindi abbiamo delle caratteristiche nostre, proprie, e però riteniamo che queste peculiarità vadano inserite all'interno di un processo creativo e di sviluppo dell'intera area.


Quali sono oggi le potenzialità e le vie per uno sviluppo sostenibile e culturalmente utile del territorio dell'Unione dei comuni?


Le potenzialità e lo sviluppo sostenibile, riguardano intanto un aspetto sul quale va dato merito a chi nella Grecìa ha lavorato: cioè l'aspetto della identità. La „Notte della taranta“, giusto per fare un esempio dei più abusati, ha scaricato sull'area, sulla Grecìa e sul Salento, l'interesse generale a livello nazionale ed anche internazionale. Al di là degli aspetti culturali dei quali si potrebbe discutere e ragionare, il problema è che noi dobbiamo rafforzare l'identità nostra, quindi già un primo elemento. Mantenere e rafforzare l'identità, che ha conosciuto in questi anni importantissimi sviluppi. D'altra parte, inserire nuove idee ed indirizzi. Io so di Martignano il problema del parco eolico, perché lì, un discorso comune riguardo l'energia alternativa rinnovabile, va fatto. Riguardo la cultura, le emergenze e le risorse cosiddette immateriali, lì va fatto un censimento serio e vanno messe in rete, in modo tale che il turismo, la cultura le scuole abbiano modo di fare degli interventi e delle visite che siano razionali, che siano utili, che siano profique e che siano inserite in un contesto di fruizione molto più ampio. Questa è una delle idee, e così anche l'artigianato, la tipicizzazione degli antichi mestieri, l'agricoltura di qualità e di nicchia, penso anche alle iniziative industriali di nuova generazione. Le aziende vinicole che abbiamo qui a Cutrofiano, le aziende di agricoltura biologica. C'è un lavoro enorme da fare sia sul piano delle risorse immateriali, di identità e culturali, e sia riguardo le iniziative economiche che dovrebbero rilanciare l'economia del territorio.


Il turismo può essere un'opportunità e una cosa buona anche per Cutrofiano?


Si diceva che il turismo è sicuramente un'opportunità importantissima – anche per Cutrofiano. Ma ripeto, non in un contesto di isolamento, perché nessuno degli 11 attuali comuni – io sono stato favorevole anche all'ingresso di Carpignano, quando avvenne – e Carpignano la lingua l'ha perduta addirittura prima di noi, è clamoroso che comuni vicinissimi, Martano e Carpignano, abbiano avuto percorsi completamente diversi. Così anche Galatina e Soleto, Galatina antichissimo centro della Grecìa, la lingua l'ha persa addirittura 4 secoli prima, siamo a questi livelli – Soleto e Galatina distano 2 chilometri. Quindi, ci sono fenomeni culturali straordinari, è però il turismo è certamente una delle opportunità fondamentali. Penso a tutte le emergenze anche archeologiche. Calimera, il Parco dei fossili; Galatina, i suoi musei; E poi questa grecità bizantina che ha lasciato delle tracce di straordinaria importanza. Tutto il patrimonio delle cripte, tutto il patrimonio dei culti, delle chiese bizantine in superficie. C'abbiamo un patrimonio che nemmeno noi conosciamo. Per non parlare della ipotesi di agganciarsi anche a Galatina. La fabbrica di Santa Caterina d'Alessandria a Galatina, è monumento di valore internazionale, e ricade proprio in quel periodo della grecità bizantina del Salento. C'è tutto un discorso sul turismo, e poi l'agriturismo, l'agricoltura di qualità, i prodotti tipici, c'è un mondo secondo me, che noi dovremmo avere la capacità di riscoprire e di rilanciare.


Cutrofiano è un centro economicamente molto dinamico. Pensando a questo fatto, sarebbe pensabile che Cutrofiano diventi un motore per tutta l'area grika?


Guarda io... (ride) mi viene da ridere, perché la domanda è posta in maniera intelligente, perché voi siete osservatori esterni. Noi a Cutrofiano subiamo le critiche più feroci, perché saremo un centro economicamente ormai distrutto. Quindi io rido un po' perché non mi ci ritrovo nel dibattito locale. In effetti, Cutrofiano può essere considerato un centro dinamico, è però nel corso degli ultimi anni e decenni, in una crisi molto molto pesante. L'agricoltura, la scomparsa della tabacchicoltura - Cutrofiano era il centro primario della tabacchicoltura salentina - produceva oltre 20mila quintali di tabacco. Quindi io so cosa vuol dire l'agricoltura e la tabacchicoltura che adesso è scomparsa, senza nessuna coltura alternativa. Viviamo una crisi profondissima dell'agricoltura, in un centro vocato all'agricoltura. Così l'artigianato, ed anche il commercio, Cutrofiano era famosa per le scarpe e per l'abbigliamento. Tutto questo non c'è più. Quindi c'è una crisi economica, nel quadro io ritengo generale, del sistema economico del Salento. Il Salento, secondo me, va ripensato dal punto di vista economico, perché la speranza nella produzione di nicchia, nella produzione di qualità, nell'ortofrutta, e la mancanza di qualunque ipotesi di industrializzazione, la crisi dei grandi poli economici a Brindisi e a Taranto che richiamavano una marea di manodopera salentina, e anche la crisi delle assunzioni nella pubblica amministrazione. Penso a quanti lavoravano da Sternatia o da Zollino, alla ferrovia, alle forze armate alla polizia. Non siamo economicamente più dinamici degli altri, ma viviamo le stesse contraddizioni che vivono gli altri centri. Possiamo diventare, per il territorio che abbiamo, ma anche per le professionalità e per l'esperienza industriale, possiamo diventare un attore importante nell'ambito di una ipotesi più vasta di sviluppo.


Sembra che Cutrofiano abbia un tasso di dissoccupazione più basso paragonato al resto della provincia di Lecce. Cosa fate meglio degli altri?


Anche qui accenno al sorriso di cui alla precedente domanda. Non ho studiato le tabelle relative ai tassi di dissoccupazione comune per comune. Io vedo che anche da Cutrofiano i giovani vanno via. Ho l'impressione che i studi sulla dissoccupazione forse tengono conto delle iscrizioni agli uffici del lavoro o alle agenzie del lavoro. Siamo in un epoca in cui la grandissima parte dei giovani non si iscrivono più alle agenzie e agli uffici. Per cui, io credo che anche qui abbiamo la dissoccupazione massiva, soprattutto giovanile e feminile, che hanno gli altri comuni dell'area. Quindi lo sviluppo, o è unitario, e veda coinvolte la provicia, la regione, le politiche comunitarie. Ovviamente c'è la speranza, che non essendo più il Canale d'Otranto un mare di frontiera, e quindi essendo obbligati noi ad aprire la nostra economia all'est del Mediterraneo, all'Egeo e al Medio Oriente, il Salento possa diventare di nuovo quello che era molti secoli fa. Cioè terra di passaggio, di porte, di collegamento, e quindi di sviluppo – perché questo era il Salento Bizantino, e il Salento Imperiale Romano. Era terra centrale del Mediterraneo, nel commercio tra gli stati e nei rapporti tra Oriente ed Occidente, nei rapporti tra Asia ed Europa, nei rapporti tra Africa ed Europa. Noi per esempio ci siamo gemellati con un comune omologo greco, anche per dare un segnale di attenzione a questo tipo di problematiche. Quindi io credo che, anche qui, lo sviluppo o è unitario, o non è.



Come vedete Cutrofiano e l'Unione dei comuni fra dieci anni?

Io credo che l'Unione dei Comuni della Grecìa Salentina sia organimo serio e vero, fondato su identità e su progettualità. Identità e progettualità che devono continuare ed approfondirsi. Non a caso noi abbiamo una soglia di abitanti come Unione che ci consente di entrare nei progetti e nelle programmazioni economiche dell' Unione Europea. Credo che insieme alla città di Lecce siamo l'unica realtà organizzata, in grado di captare determinati finanziamenti, determinate misure di programmazione economica. Però io vedo e credo, e per quel poco che potrò mi adopererò, affinché l'Unione dei Comuni estenda la sua attività e le sue competenze alla messa in rete dei servizi. Perché i comuni soffrono, e soffrono specialmente i piccoli comuni. Ancor più dei piccoli comuni anche i medi comuni come Cutrofiano. Soffrono ancora di più i problemi della finanza locale. Con i sistemi telematici che abbiamo oggi, la messa in rete di servizi, per esempio un unico ufficio tecnico, con un cervellone in un comune e con le diramazioni di servizio, che tratti in maniera unitaria gli aspetti dell'urbanistica del territorio, dei piani produttivi, dei lavori pubblici, i finanziamenti che arrivano dall'Europa per i centri storici, che ogni comune si spende per fatti suoi e secondo modi suoi, potrebbero, se guardiamo alla prospettiva, inserirsi in progetti unitari. In modo tale che tutta l'area greco-salentina venga riconosciuta come tale, anche attraverso le opere pubbliche, attraverso le situazioni del territorio, attraverso l'obbligo del ripristino dei muretti a secco, attraverso un tipo di edilizia, attaverso un tipo di viabilità, attraverso modalità di recupero dei centri storici che siano unitari, che siano pensate e ragionate. In modo che l'area sia immediatamente individuabile non solo per le sue emergenze immateriali – la musica, la lingua, la cultura, la gastronomia – ma anche dalle emergenze materiali. Quindi, i programmi unitari di servizi delle opere pubbliche, il trattamento del territorio, di energia, di smaltimento dei rifiuti, c'è tutta una serie di problematiche che devono portarci a sentirci sempre di più facenti parte non di un campanile, armato contro gli altri perché questo è accaduto finora, quando i nostri vecchi difendevano ognuno il suo santo, e facevano a gara per quale santo fosse più taumaturgico. Noi dobbiamo superare questa logica attraverso la riscoperta dell'identità. Attraverso la consapevolezza che conviene a tutti stare insieme. Si riscopre anche l'appartenenza ad una comune radice, ad una comune storia, ad una comune identità.

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