martedì 1 gennaio 2008

Camminando sulle rovine di Roca (pratònta panu sta lisària 'tti Roka)

Un giorno quest’estate stavo con mia figlia vicino a NFUCACIUCCI, e lei volle che la portassi sul castello. Camminando piano piano tra le pietre antichissime siamo saliti sopra: tra le erbe e tra le spine apparivano lì le mura, qui una porta, lì davanti le cisterne per il grano e le sagome delle stanze che alcuni anni addietro (gli archeologi) hanno tirato fuori da sotto la terra.
Mi sono ricordato delle storie che mio nonno mi raccontava quando ero bambino: mi parlava dei Turchi che giunsero a Otranto ed uccisero tante persone; e vennero anche a Roca, conquistarono il castello e fecero fuggire tutta la gente che viveva là.
Mi sembrava di vedere le ossa e le teste tagliate dei Martiri che Don Grazio (riposi in pace) ci faceva vedere ogni volta che andavamo a trovarlo a Otranto.
Mi ricordai della storia, che mi raccontava mia nonna, della Regina Isabella che stava lì nel castello di Roca; e delle preghiere che la gente di Calimera recitava per la Madonna.
Mentre camminavamo facevo vedere a mia figlia la terra annerita dal fuoco, piena di frammenti di terracotte; e i conci di tufo rosicchiati dal tempo che una volta erano muri e porte e che oggi stanno sospesi sul mare e che sembra aspettino solo di scivolare giù.
Siamo giunti sulla BALCONATA e mentre guardavamo la Posìa c’era un turista che veniva dal Nord e con una cartina voleva sapere dove si trovava il “Castello di Roca Vecchia” e “la Poesia con le iscrizioni antiche”.
Sulle orecchie aveva una cuffietta per ascoltare le partite e la sera doveva andare a Melpignano per assistere al “Concerto finale della Notte della Taranta”.
Un vermetto cominciò a intrufolarsi nel mio cervello. Ma ero un po’ frastornato: dovevo stare attento a dove mettevo i piedi per non cadere giù, e mia figlia come una “tronula” mi tempestava di domande.
Ma il vermetto diventò idea quando vidi una grande pietra, bucata e vecchissima, che piano piano da sopra scivolò giù e cadde nel mare!
L’idea era di scagliare anch’io un sassolino, piccolo piccolo: non in mezzo al mare, non per distruggere le antiche mura del castello; ma in una pozzanghera, in una pozzanghera grande ed immobile.
Qual è la pozzanghera?
La pozzanghera è che a Roca, nel Parco Archeologico, ormai da alcuni anni non si fa più niente: non lavorano più sul Castello né sulle Mura Messapiche; quelle poche stanze, che furono disseppellite anni fa, ora si sono riempite tutte di erbacce e di spine.
Nella Posia hanno trovato iscrizioni antichissime che migliaia di anni fa gente, che proveniva da tutti i luoghi e da tutti i mari, incise per invocare il proprio dio: adesso sta tutto abbandonato e ci sono solo piccioni e letame, e puzza tanto da non potersi neppure affacciare.
La Torre sembra che aspetti solo di crollare in mezzo al mare, e ogni anno che passa c’è un pezzo di scogliera che crolla.
A Roca in tutti i tempi c’è stata sempre gente: Messapi, Greci, Romani, Spagnoli. Molte cose antichissime possono ancora essere dissepolte da sotto la terra e da sotto le erbacce.
E il sassolino qual è?
Il sassolino è questo: l’Istituto Carpitella, la Provincia, l’Unione dei Comuni, che insieme organizzano la Notte della Taranta, per questa grande manifestazione raccolgono gente da tutte le parti e reperiscono soldi, molti soldi.
Hanno finanziato l’U.S. LECCE affinchè partecipi al campionato di serie B. Hanno fatto bene: il Lecce va in giro per l’intera Italia e sulla maglietta, insieme alla taranta, porta in giro l’intero Salento.
Io vorrei chiedere una cosa: gli organizzatori della Notte della Taranta non possono diventare SPONSOR del Parco Archeologico di Roca? Non possono, insieme all’Università o ad altre Istituzioni, presentare un “progetto” per sistemare la Torre, o per finire gli scavi del Castello, o per riprendere i lavori nella Posia, e dare i finanziamenti che servono?
Più passa il tempo, meno pezzi (di pietra) rimarranno di Roca Vecchia.
La Taranta può smuovere quella pozzanghera che altri non riescono a smuovere?
GIOVANNI FAZZI

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