martedì 1 gennaio 2008

Come dobbiamo scrivere in Griko: intervento di Penza

Io non ho imparato il griko dalla mamma, l’ho conosciuto dalle poesie e dai canti, mi sono innamorato di questa lingua ed iniziai ad impararla dal libro di Salvatore Tommasi “Katalisti o kosmo”. Per questo scrivo con il kappa, e scrivo “ch” per l’aspirata. Non penso che sia la migliore grafia del griko, possiamo anche scrivere con la C e senza K, oppure con il H o la X al posto di CH per l’aspirata. Però c’è qualcosa che dobbiamo tenere bene a mente quando andiamo a scegliere un alfabeto per il griko.
Io credo che l’alfabeto del griko deve essere adatto al griko, non alla lingua italiana o al greco moderno che parlano in Grecia. Può sembrare una cosa scontata, ma forse non lo è.
Una volta avevo scritto nella mailing-list Magna Graecia che credevo che fosse una cosa buona scrivere il griko con i caratteri greci, ma scrissi anche che non potevamo pensare di farlo adesso che il griko si perde.
Oggi già sono pochi coloro che possono leggere il griko scritto con i caratteri latini, figuriamoci quanti saranno quelli che possono leggerlo con i caratteri greci: se vogliamo fare qualcosa per dare un po’ di vita al griko dobbiamo iniziare dall’alfabero latino.
Ma quale alfabeto latino? Alcuni dicono quello che tutti conoscono avendolo imparato a scuola, fatto per la lingua italiana; altri dicono che si scriva come il greco moderno traslitterato in caratteri latini.
Io credo che si debba trovare un alfabeto per il greco salentino, adatto a far sì che si mostrino le parole ed i fonemi che escono dalla bocca di quelli che parlano greco salentino, non italiano o neogreco.
Certo sarebbe meglio scegliere caratteri più “popolari” ma credo che non facciamo un peccato prendendo qualche carattere “straniero” (non è poi così straniero oggi il K) oppure dando un altro suono ad un carattere o gruppo di caratteri italiani.
Per me ogni suono della lingua grika dovrebbe trovare il suo posto nella grafia. L’alfabeto deve adattarsi alla lingua, non dobbiamo credere che nisogna stiracchiare la lingua perché si adatto all’alfabeto.
Altra cosa che si deve ricordare è he oggi si scrive con la tastiera del computer e qui si vendono tastiere per la lingua italiana, per cui sarebbe meglio scegliere caratteri che si ritrovano in questa tastiera.
Poi c’è un principio che secondo me va mantenuto quando si sceglie l’alfabeto: un segni scritto deve leggersi in un solo modo e un suono pronunciato deve scriversi solo in un modo.
Molte lingue non seguono questa legge, nel neogreco ci sono molti modi per scrivere la “i”, perché hano mantenuto l’antica etimologia nella scrittura. Io credo che quando si sceglie un alfabeto nuovo, sarebbe meglio evitare ogni fonte di confusione in modo che la scrittura sia lo specchio della parola.
Così questi devono essere secondo me le fondamenta della scrittura del griko:
- la grafia deve essere adatta alla lingua, non deve la lingua adattarsi per entrare in un alfabeto fatto per un'altra lingua.
- Deve essere facile scrivere il griko con il computer.
- Ogni suono (fonema) deve avere la sua scrittura (grafema), ogni carattere deve leggersi con un suono solo.
io ho iparato a scrivere K per kòkkalo, C per ceràsi, Ch per chèra e credo che non sia così difficile per chi legge capire che la CH non va letta come in italiano “chiesa”. Ma non ho problemi a scrivere còccalo, ceràsi, hera.
Basta che non si confonda niente.
Invece quello che non mi va bene è scrivere con lo stesso modo due suoni che non sono affatto uguali.
In griko e nel dialetto romanzo esiste un “SC” molto corto che non è affatto uguale allo “SC” di scena: kàscio, sciòko…. Io credo che sia meglio trovare un sistema che dia a questo fonema un suo posto nell’alfabeto griko. Quello che si vuole: sh, sj, cj, sç, ç, š, dj… o altri grafemi, basta che non ci si confonda (“sh” si potrebbe confondere con s+aspirata nel caso scrivessimo H per l’aspirata).
Altri fonemi che per me non si dovrebbero confondere sono il TS/TZ come “tsalìdi”, “tsekànno” e il DZ/Z come “zoì”, “zòsi”, “fonàzo/fonàzzo”. Non è la stessa cosa, devono essere mantenuti distinti.
Qualcuno scrive “z” quando è dolce il suono, “zz” quando è aspro, io credo che sia meglio scrivere “TS” o “TZ” quando è aspro e “Z” quando è dolce.
Quando lo “TS” viene dal greco antico Y “ps” o X “ks” in qualche paese viene pronunciato “fs/ss” (martano) o “sc” (Zollino e talora Castrignano). Sarebbe bello trovare una grafia che possa unificare questa diaspora di ts/fs/ss/sc però forse rischiamo anche di confondere le cose, meglio che si veda il fonema di ogni paese.Altro problema per me sono le parole che finiscono per S e N, consonanti finali che sembrano scomparse ma in realtà spesso si nascondono nell’assimilazione alla consonante che segue, ma questa è un’alra storia…

Francesco Penza

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