domenica 27 gennaio 2008

Folletti (Kalikànzari …Sciacùddhia)

Dal 25 di dicembre, giorno di Natale, fino all’Epifania ci sono dodici giorni. E’ il tempo che giungono i folletti (schiacùddhia, che vengono chiamati kalikànzari in Grecia). Loro, brutti e pelosi, hanno gli occhi rossi e la lingua penzoloni.
Sono piccolo gli sciakuddhi, mezzi animali e mezzi uomini.
Sono sporchi spiriti che escono la notte di Natale da sotto la nera terra, dove sono nascosti, e fanno brutti scherzi alla gente.
Questo credevano molte persone del Salento e di Rodi, nel Dodecaneso, e di molte parti dell’Italia meridionale e della Grecia. I nostri anziani ci raccontavano che sotto la terra i folletti lavorano tutto il tempo, intenti a tagliare l’albero che regge la terra , “l’albero dell’universo”, perché vogliono distruggere la gente.
Però non possono tagliare quell’albero così grosso, l’albero sacro che rende forti gli uomini e dà conoscenza e sicurezza. Le sue radici sono stese nel profondo seno della Madre Terra. I suoi rami vanno in alto per pregare il padre del cielo.
L’albero fa i frutti che il Creatore ha dato alla gente perché imparasse la via dell’amore, che è : compassione, generosità, pazienza, coraggio, rispetto, umiltà e tante altre buone qualità.
Con l’albeggiare del giorno di Natale i folletti lasciano il loro lavoro ed aspettano che arrivi la sera per entrare dentro le case dal comignolo, ma anche dalla porta di casa se è aperta.
Vengono ad insultare gli uomini: gli solleticano i piedi quando stanno dormendo, tirano le lenzuola dai letti, gettano sabbia nei loro occhi, rovesciano la brocca piena di vino, tagliano da sotto le sedie dove son sedute le donne, inacidiscono il latte e amano intrecciare la coda ai cavalli. Saltano anche sulle spalle degli uomini e tirano i loro capelli. E se dove vanno c’è una bella ragazza le fanno brutte cose. I folletti non si possono vedere, sono invisibili; sono anche sciocchi ed hanno paura a pronunciare la parola “tre” perché il tre rappresenta la SantaTrinità; ed è per questo che sulle soglie delle case le donne mettono una scolapasta, e appena il folletto viene per entrare in casa, vedendola comincia a contarne i fori, ma non può andare oltre il due e pronunciare il tre. Così rimane fermo lì dov’è, contando uno…due, uno… due, uno …due , uno… due per tutta la notte.
Al primo canto del gallo, prima che il sole sorga, vanno a nascondersi nei luoghi oscuri, per ritornare ancora indietro con il sopraggiungere della nuova sera.
Le donne, in molte case, ogni sera accendono il fuoco sotto il camino mettendo grossi rami in modo che la fiamma duri tutta la notte.
Così i folletti non vengono perché non possono guardare la luce del fuoco e nemmeno la luce del giorno. Qualche volta mettono anche uno scarpone vecchio perché bruci ed emani un cattivo odore, affinché questi folletti non vengano nella loro casa. Questo fanno , ogni sera, fino all’Epifania.
Il giorno dell’Epifania la gente che va in chiesa, porta con sè delle bottiglie vuote; poi, durante la messa, le riempie con l’acqua santa che il prete ha benedetto. A casa loro, poi, mettono l’acqua santa in un piatto ed in mezzo mettono una croce e vi legano sopra un mazzetto di basilico.
Giorno e notte, la donna di casa spruzza, con la croce ed il basilico, l’acqua santa in tutti gli angoli della casa.
Mettono, pure, appesa al muro, una piccolissima bottiglietta piena di quell’acqua, così i folletti non potranno venire in casa e torneranno ancora sotto terra a lavorare per tagliare l’albero sacro.

THEONIA

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